MPAA ammette: i nostri numeri sul P2P sono falsi
Posted: Gennaio 25th, 2008 | Author: getupkids | Filed under: news | 1 Comment »
ok, lo ammettiamo: campiamo di rendita.
nel senso che in questo periodo fra emergenza munezza (che non sta solo a Napoli, ma è alquanto cospicua anche in Padania e Parlamento!) e costruzione di un avvenire radioso (vedi progetto Libreremo e attività CSOA TerraTerra), non abbiamo troppo tempo per cercare notizie o fare analisi, nè elaborare la minima informazione (tranne quella: "a tavola! si mangia!")… dunque, come un po’ tanti blog, ci mettiamo a succhiare come parassiti l’operato altrui…
insomma, Punto Informatico non ce ne voglia: in fondo e’ sempre pubblicità (e poi aspettiamo almeno un paio di giorni, di modo che non gli si ruba l’anteprima)… Un sentito grazie alla redazione…
veniamo adesso all’articolo interessante:
Roma – Ma allora è proprio vero che non ci si può più fidare di nessuno: MPAA, la celebre associazione degli studios di Hollywood, ha ammesso di aver spacciato numeri falsi manipolando una ricerca al fine di propagandare la lotta alla condivisione illegale nei campus universitari.
La ricerca incriminata – commissionata alla società di rilevazione LEK – risale al 2005, e sostiene che il 44% di tutte le perdite degli introiti nel mercato USA sia provocato dall’utilizzo delle connessioni universitarie per lo scambio di copie illegali distribuite sulle reti di sharing. Basandosi su queste stime, MPAA ha battuto forte per due anni sulla grancassa delle misure anti-pirateria nei campus, facendo pressione sul Congresso e ottenendo l’istituzione di proposte come quella tesa a promuovere l’adozione delle DRM negli istituti, attualmente al vaglio dei parlamentari di Capitol Hill.
La verità? È tutto falso o, nella migliore delle ipotesi, enormemente sopravvalutato: MPAA parla di un "errore umano" alla base del calcolo sbagliato, e fa scendere dal 44% al 15% del totale le perdite reali subite dagli studios a causa dei cattivi studenti che si dedicano al P2P selvaggio. L’associazione però non spiega come mai ci siano voluti ben due anni per rendersi conto dell’errore, e soprattutto con quali pretese si vorrebbe che le nuove stime venissero prese per buone, considerando il pasticcio testé spuntato fuori.
Il problema principale con le stime di MPAA, nota ars technica, è l’assoluta mancanza di trasparenza che caratterizza lo studio "segreto" e ora definito falso e sbagliato, che si muove nella direzione esattamente opposta a quella della ricerca e dell’istruzione mondiale ovvero la condivisione di metodologie, fonti e quant’altro possa servire per una verifica indipendente del lavoro svolto.
Tanto più che Mark Luker, presidente dell’associazione non profit EDUCAUSE che gestisce la registrazione dei domini .edu, mette in evidenza il fatto che la propaganda lo "studio" di MPAA non tiene in debita considerazione, nei suoi presunti 6,1 miliardi di dollari di perdite dovute alla pirateria, che l’80% degli studenti di college vive in realtà al di fuori dei confini dei campus, e pertanto ben poco potrebbero fare filtri e DRM sui network universitari per porre un freno al P2P non autorizzato.
Secondo l’opinione di Luker, una stima più realistica sulle perdite dovute agli studenti-condivisori si assesterebbe sul 3% dei ricavi totali. Gli fa eco Terry Hartle, vice-presidente dell’American Council on Education, che parla di attenzioni ingiuste dell’industria nei confronti dell’educazione universitaria. "Il file sharing illegale è un problema esteso nella società – sostiene Hartle – Parte di esso ha luogo nei college e nelle università, ma si tratta di una piccola porzione del totale".
Alfonso Maruccia
… continua da parte 1 …
Proprietà intellettuale e copyright,
una necessaria medicina da ingurgitare, o un diga al libero flusso creativo?
È tautologico sostenere che la proprietà intellettuale svolga …