we dance to all the wrong songs

un’autoproduzione veramente antagonista

Posted: Febbraio 4th, 2007 | Author: | Filed under: iniziative | 1 Comment »

nel 2006 è uscita la compilation UTOPIA, un tentativo unico nel suo genere. infatti, in questi anni di magra e scarsa partecipazione, è l'unica autoproduzione tutta registrata e prodotta in un centro sociale occupato, ad opera di gruppi appartenenti a tre diversi collettivi politici napoletani… 

siccome UTOPIA e chi la supporta sono ancora in giro, vivi e cantanti, e siccome i loro motivi sono più attuali che mai, vale la pena di leggere il documento politico che nemmeno un anno fa ne ha accompagnato la nascita… 

Dopo le passate esperienze del 2001 e del 2003, Utopia 2006 è la nuova autoproduzione dei gruppi della sala prove dello ska e di altre realtà del movimento antagonista napoletano e campano. È un’autoproduzione che ancora una volta si ribadisce contraria all’attuale sistema di tutela del copyright, ed alle ormai sclerotizzate forme di circolazione della musica. Un’autoproduzione che ancora una volta orgogliosamente afferma e propone: stiamo lontani dalla SIAE!

Tanti sono i motivi di questo rifiuto.

 

Innanzitutto, la SIAE è di fatto un monopolio di stato, che impedisce, con pesanti tassazioni e procedimenti legali, la libera circolazione della musica e della cultura. Lungi dal tutelare il diritto d’autore, e dall’assicurare ai suoi iscritti compensi adeguati, la SIAE è in realtà una lobby economica di potere: mira solo a mantenere e a incrementare i suoi profitti, divisi tra quattro multinazionali e pochi grandi artisti,  contro ogni interesse artistico e pubblico. Prende soldi su qualsiasi opera creativa venga messa in commercio (anche se non appartiene ad un suo iscritto), prende soldi su tutti i locali che fanno e trasmettono musica, sulle discoteche, sulle radio e sulle televisioni, sui biglietti di concerti e spettacoli di ogni tipo, sui concerti di piazza, sulla musica popolare e tradizionale… prende soldi addirittura sui supporti vergini e sulle feste per beneficenza! E che ne fa?

Non li usa per promuovere concorsi, manifestazioni, spettacoli, borse di studio per giovani artisti, per creare spazi, opportunità, al limite nuovi autori, o per sostenere artisti meritevoli eppure in difficoltà… non li usa nemmeno per garantire i suoi stessi aderenti! Infatti l’80% dei suoi iscritti ogni anno non riceve indietro i soldi che ha speso per tutelare i propri brani, ed è solo un 5% a guadagnarci davvero, e tanto.

I soldi che la SIAE incassa a nome dello Stato – è l’unico organismo che di fatto può riscuotere i vari proventi del diritto d’autore – sono destinati ad un’accumulazione privata, che non tiene (e non può tenere) minimamente in conto le esigenze pubbliche.

Altro che “libera e democratica associazione”! Non solo prende provvedimenti che riguardano tutti, ma al suo interno i suoi iscritti non hanno voce in capitolo, e la ripartizione degli incassi avviene in maniera imprecisa, sommaria e proporzionale alle classifiche di vendita, cosicché chi guadagna già di più con i dischi, guadagna poi di più con i diritti.

Si capisce così quanto alla SIAE importi della musica emergente, o di qualsiasi genere di musica non commerciale!

Eppure un “diritto” è per definizione qualcosa di universale, che non è sottoposto a leggi economiche e si difende sempre in egual modo, dando a chiunque le stesse possibilità. Gli associati della SIAE – in teoria tutti uguali – finiscono in realtà per essere divisi tra chi è vincolato ed impedito da questo sistema (la stragrande maggioranza), ed i pochissimi che ci guadagnano su. La contraddizione che qui si rivela non è altro che una delle molte contraddizioni della nostra società tra un cielo di diritti sbandierati ed un’infernale realtà di diritti ogni volta negati e perciò da conquistare. 

Ma non è tutto qui. Non solo nella pratica la SIAE ha una gestione inefficiente e “mafiosa” (corruzione diffusa, accordi sottobanco tra dirigenti ed istituzioni, funzionari che prendono il pizzo dai locali, minacce continue di provvedimenti legali contro chiunque si opponga al suo sistema…), essa è da rifiutare nella sua stessa essenza!

Per quanto riguarda la produzione culturale e artistica, infatti, la SIAE è il principale strumento che il capitale ha a disposizione in Italia per portare avanti le sue politiche di mercificazione ed esclusione.

Non è per caso che essa lavora in combutta con la FIMI (Federazione dell’Industria Musicale Italiana, influente membro di Confindustria), con l’IFPI (International Federation of Phonographic Industry, l’associazione delle multinazionali del disco, in prima fila nell’introduzione dei sistemi anticopia, nella lotta alla “pirateria” ed alle reti di condivisione della musica), e con tutte le altre organizzazioni trasnazionali affiliate al WTO (Organizzazione mondiale del commercio), che in sintonia con i dettami dell’economia neoliberista spingono, attraverso la blindatura del diritto d’autore, per assoggettare al capitale la musica, la cultura, la ricerca.

Il no alla SIAE è quindi uno dei fronti della battaglia globale e quanto mai viva contro il capitalismo dei nostri giorni.

Non c’è qui niente da riformare: ci sta piuttosto da lottare – politicamente – per un cambiamento radicale che vada nel senso della socializzazione dei saperi e del riconoscimento della conoscenza come bene comune e non mercificabile.

Sul piano teorico questo vuol dire rivedere la concezione del diritto d’autore, figlia di una filosofia borghese e di classe, ed inventare nuovi e concreti strumenti che permettano già da ora di costruire un’alternativa credibile. 

Sul piano pratico vuol dire ampliare, rafforzare ed espandere spazi indipendenti di diffusione di musica e saperi, creare un circuito, fare controinformazione, portare avanti il copyleft in opposizione al copyright, assumere a partire da se stessi scelte artistiche veramente antagoniste, mirando a recuperare il vero senso del fare musica: la comunicazione. 

E ancora, più in generale, lottare per un cambiamento radicale vuol dire sostenere le strutture che lavorano per la trasformazione dell’ordine esistente, rivendicare l’illegalità legittima quale è quella delle occupazioni e dei centri sociali, o della copia ad uso personale e sociale o ancora delle reti peer2peer, contro la legalità discriminante ed escludente voluta dal capitale. 

UTOPIA 2006 è il prodotto di tutto questo, un lavoro davvero collettivo, la concreta dimostrazione che un’alternativa è possibile.

– contro ogni forma di conformismo, disimpegno, arrivismo

– contro ogni sbarramento cognitivo e di classe

– contro la rendita ed il parassitismo delle classi dominanti, che si nutrono di brevetti e diritti d’autore

– per lo sviluppo e la diffusione dell’autoproduzione e dell’autorganizzazione sociale

– per la libera circolazione e condivisione di una musica e di una cultura veramente alla portata di tutti, nella creazione e nella fruizione

Collettivo politico-musicale Get Up Kids! Collettivo sala prove ska Collettivo sala di registrazione Officina 99


One Comment on “un’autoproduzione veramente antagonista”

  1. 1 dieyoung said at 1:37 am on Marzo 27th, 2007:

    un saluto ai kids dal korova milk bar.
    radioLina senza siae libera e bella