we dance to all the wrong songs

intervista a marco parente su copyleft etc

Posted: Febbraio 6th, 2007 | Author: | Filed under: materiali | 2 Comments »

marco parente è uno degli artisti più impegnati sul fronte della battaglia per il copyleft (per credere fare un giro qui)… ora, quasi un anno fa, marco venne a napoli a presentare il suo nuovo disco. dopo aver suonato benissimo, tutto si aspettava tranne di trovare un gruppetto di fanatici che, armati di un lettore mp3, si dicevano pronti ad interrogarlo a proposito di una serie di dichiarazioni che aveva rilasciato su copyleft e circolazione della musica… 

alla fine, marco fu ben contento di farsi una mezz'oretta di chiacchierata su copyleft, autoproduzioni, SIAE, peer-to-peer etc, e noi fummo ben contenti di registrare e poi trascrivere il tutto [l'audio dell'intervista lo trovate qui]. ecco il testo dell'intervista… 

GUK: Abbiamo visto sul tuo sito il nuovo progetto dedicato all’open source e l'abbiamo trovato molto interessante: il nostro collettivo si occupa proprio di tutele alternative alla SIAE, di far conoscere i gruppi emergenti, di promuovere il copyleft e di accesso libero alla musica attraverso le nuove tecnologie (ad esempio sfruttando le potenzialità di diffusione offerte dalla rete…) Tu come ti poni davanti a queste tematiche, ed a queste nuove forme del diritto d'autore?

MP: Guarda, già due o tre anni fa, subito dopo l’uscita di XXXX, tra le varie operazioni che ci furono uscì una specie di piccolo EP, o singolo, “Pillole Buone”, dove c’erano dei remix fatti da altri artisti tra cui anche XXXX degli Almamegretta. L’idea che così si voleva diffondere (si vedeva un richiamo già dalla copertina) era di aprire su una pagina del mio sito una finestra che mettesse a disposizione le singole tracce, non il download dei pezzi, ma le singole tracce che componevano quelle canzoni.

E' cominciata tutto così. Il progetto si chiamava “Open Songs”.

GUK: Infatti abbiamo visto “Anima Gemella”…

MP: C’era “Anima Gemella”, esatto. C’era molto materiale tratto da “Anima Gemella” e XXXX, poi la cosa però, per vari impegni di tutti, è stata un po’ abbandonata, per cui il sito è rimasto un po’ bloccato. La pagina era comunque presente e sono anche arrivati dei remix fatti dai visitatori… Ora, all’anteprima del secondo lavoro, ci siamo messi d’accordo con il webmaster, Giovanni Antignano, per ampliare l’idea di open source facendo un archivio di risorse aperte a tutti. L’archivio principalmente propone tre cose: una, è la pagina di partenza dove alle tracce audio del mio ultimo disco si affiancano tracce video… Filmati, istantanee, loop, video di cose che ha fatto Giovanni e di artisti che hanno aderito all’operazione. Ecco, questo è il punto di partenza.

Poi invitiamo chiunque a usufruire del materiale che viene messo a disposizione con l' obbligo di rimandarci il proprio lavoro, di renderlo accessibile agli altri, così il materiale inviato ha modo di diventare subito fonte di nuove opere, e in più si ha la possibilità di esporre la propria visione dei pezzi. Questo in una prima fase.

La seconda fase è che tanta gente, videoartisti, musicisti etc…, decidono di buttarci dentro, come si mettono dei libri sugli scaffali, tutto quello che gli viene in mente: quindi anche loro inviano singole tracce, o suoni che hanno creato, in modo da iniziare a creare una libreria enorme che potrebbe essere il pane per i musicisti o per i videoartisti di domani.

Proprio come si creano suoni per le tastiere, o come si vendono librerie di loop; solo con la differenza che in questo caso è tutto libero, quindi chiunque può aderire sia nel mostrare qualcosa che ha fatto usando il materiale comune, sia nel mettere in condivisione i propri file.

E, ultima e terza fase, è il tentativo che tutto riesca a trovare una visibilità live all’interno di festival, di rassegne interessate o in sintonia con il progetto, dove tutto il materiale raccolto in un anno viene messo in unico contenitore live, dove si interfacciano tutti i videoartisti con i musicisti che hanno lavorato.

Sarebbe bello trovarsi in una mega session dove si interagisce in tempo reale su quello che è l’archivio, usando l’archivio: da una parte i videoartisti, dall’altra i musicisti.

GUK: L’idea è molto interessante, e ci interessa parecchio anche per le idee che ci sono dietro… Tu come sei arrivato a ragionare su queste cose? Cioè, sarai sicuramente iscritto alla SIAE, il diritto d’autore dei tuoi pezzi è tutelato, si dovrà risponderne anche per quel che riguarda le opere derivate…

MP: Be’ io non capisco: secondo me è un’operazione ovvia, anzi, è un vero e proprio istinto naturale: io il disco l’ho fatto, se quel materiale può essere condiviso e può interessare a tanti altri musicisti… Io non ti dò la canzone, tu puoi comprare il disco che ho pubblicato, poi se lo masterizzi o lo condividi in rete a me va bene…

Perché, quello che non si sta capendo, è che in questa libera circolazione dei file, di qualsiasi tipo – letterario, audio, video… – non si danneggia il mercato; anche da un punto di vista squisitamente di marketing, secondo me, non si danneggia.

Io ho letto un po’ di cose, quando sono stato invitato a vari incontri su Creative Commons, open source etc…, e mi hanno colpito i Wu Ming che dicevano: “Noi abbiamo sempre messo a disposizione di tutti le nostre produzioni, ed abbiamo visto sulla nostra pelle che chi scaricava il libro, se poi gli piaceva, lo comprava o lo regalava”. Per inciso, questo discorso sottintende una forma di giustizia e serietà rispetto al lavoro che tu svolgi, quindi se sei convinto del tuo lavoro, e dello spessore che ha, non hai paura di condividerlo.

Così chi si avvicina a te ha la possibilità di capire chi sei e, se la cosa gli piace, magari regalerà successivamente la tua opera a qualcun’altro. Quindi una copia masterizzata, “pirata”, diciamo così, è una copia venduta. Se poi diventa fanatico, la regala a un altro amico e poi un altro ancora, magari vuole anche la sua di copia originale… Su una copia masterizzata hai acquisito almeno quattro potenziali compratori!

Io pubblico canzoni, c'è la SIAE che le tutela… è chiaro che se uno si prende preciso un pezzo e diventa famoso, cioè lo usa per sé, ci fa una canzone, e questa canzone, che so, arriva in vetta alle classifiche… bè, gli faccio un culo così!

Perché quella è roba mia, è un brandello della mia fantasia… Non gli appartiene. A me va bene che condividiamo tutto quanto, ma se qualcuno ha uno scopo commerciale, minimo mi deve chiedere il permesso. E, con il permesso, io mi tutelo, chiaramente: una grossa percentuale della composizione è mia, non sua, quindi mi dovrà dare dei soldi se va primo in classifica. “Se mi freghi, io ti perseguo”, è logico.

GUK: A tal proposito, come ti poni sui Creative Commons e gli altri tipi di tutela? Secondo te sono utili?

MP: Si, sono utili. Sono utili a disciplinare, perché il rischio al momento c’è: nella totale anarchia di questo discorso (che comunque a me piace), una regolamentazione ci vuole. Ma dovrebbe essere una auto-regolamentazione. Dovrebbe essere – per me ingenuamente – affidata alla buona etica e al buon senso di tutti. Per cui, come io metto in discussione e in condivisione quello che faccio (e cerco di creare un centro dove tutto si può veicolare), al tempo stesso, sarebbe buona una qualche forma di autoregolamentazione. Magari ci fosse il buon senso di qualcuno che, non in malafede, mettesse dei paletti e permettesse di tutelare le creazioni…

GUK: Noi ci troviamo sempre davanti una questione: quando proponiamo altre forme di tutela, l’obiezione di solito è che con la SIAE riesci a guadagnare almeno qualcosa, a “camparci”, in qualche modo… Secondo te questa cosa è vera, cioè è vera a livelli medio-bassi?

MP: Mah, a me quando arriva l’assegnino semestrale della SIAE mi fa piacere, tiro un po’ una boccata d’aria. Però la SIAE non mi può dire nulla se io decido di mettere in libero commercio i miei file. Al massimo può dirmi qualcosa la casa discografica. La casa discografica mi ha dato il permesso, già al tempo di “Open Songs”, perché non faccio altro che ampliare quel concetto lì. Per cui, se va bene alla casa discografica e va bene a me, la SIAE non può dire niente! La SIAE deve solo pagare nel momento io cui riempio il suo borderò, e nella maniera più esauriente possibile. Il resto, non è materiale loro. Lo deve solo tutelare nel momento in cui altri intervengono. Perché chi mi ospita qui o da qualche altra parte quel borderò lì lo paga, quindi alla SIAE vanno dei soldi. Allora nel momento in cui interviene la SIAE io voglio fare le cose fatte bene, perché la SIAE a me poi mi deve pagare. Mi sfruttano loro, e io voglio sfruttare loro!

GUK: Come ti poni sul peer-to-peer ed il filesharing?

MP: Ti dirò, io non uso il computer, l’ho rotto un anno fa, ed ho abbandonato quello, la mail etc… per cui sono un “puro” su questa cosa, e di conseguenza non ne conosco bene neanche tutte le potenzialità. Io parto però da un elemento base: la libera circolazione delle idee. Poi mi affido chiaramente a persone che conoscono bene il mezzo, che sanno programmare, e che veicolano l’idea.

GUK: Ma quindi ti fa piacere il pensiero che magari centinaia di persone scaricano il tuo disco e lo distribuiscono al posto di comprarlo?

MP: Si, perché circola. È il discorso che ti facevo prima sulla circolazione della musica. Soprattutto a certi livelli, dove fai fatica, perché di quello stiamo parlando; certo che Ramazzotti o gli U2 se possono querelare… – c’hanno dietro la fila di avvocati oltre alle case discografiche! Certo, per loro è un danno, io lo capisco: ma io sono anche contento che sia un danno, perché per me è un danno a ciò che non è bella musica… Be’, gli U2 sono un grande gruppo, ma Ramazzotti magari…

Mi va bene ovviamente che Ramazotti sia nella top 10 con la Pausini, però non mi va il grandissimo divario che c’è rispetto ad altre forme di musica. Quindi, accontentati di aver le tue sei ville, perché comunque anche se su un milione di copie che vendi se ne scaricano altrettante, ti puoi accontentare, e non rompere i coglioni…

Per noi, che siamo pesci piccoli, e che a differenza di loro facciamo fatica, è addirittura un mezzo promozionale questo qua. Al di là all’apertura mentale di dire “bello, creiamo un enorme archivio di idee, etc…”,  all’atto pratico il danno non c’è, anzi semmai c’è qualcosa di più. Io dico questo, magari sono un illuso, non voglio dire d’aver ragione per forza.

Anche perché con il costo che c’hanno oggi i cd è normale che uno dice “Marco Parente, ma chi è? E devo spendere 15 euro sono per la curiosità?!”. No, devi dare la possibilità al pubblico di capire chi sei. Poi – e su questo basiamo tutto il nostro lavoro – io spero che, se tu verrai incuriosito, e hai magari la possibilità di approfondire, il mio disco te lo compri, e se non te lo compri lo comprerai a qualcun altro!

GUK: Ti facciamo una domanda che va un po’ al di là di queste tematiche che abbiamo affrontato. Questa idea di fare uscire il secondo disco a così poca distanza dal precedente, è “strana”; proprio in questo momento in cui è difficile portare avanti le uscite, anzi si tende sempre a dilatare i tempi…

MP: E’ un’altra grande operazione di marketing, questa! Scherzo, ovviamente: tutto parte dalle influenze e dal gusto artistico. C’è una continuità tra i due dischi, e la consapevolezza che avevamo tanto materiale; materiale a cui non volevo rinunciare, però materiale impegnativo da ascoltare. Quindi l’idea di mettere tutto su un solo disco m’avrebbe fatto sprecare, anche in maniera presuntuosa, l’attenzione dell’ascoltatore. Quindi da lì abbiamo pensato di fare “due capitoli”, “due puntate”, e poi in un secondo momento abbiamo pensato alla possibilità di dividere queste “due puntate” in due mood completamente diversi.

Però, a parte gli scherzi – e ora lo vedremo perché è ancora tutto da capire – dal punto di vista squisitamente promozionale, quindi di marketing, il fatto di far uscire due dischi, a questi livelli, è un’idea coraggiosa, così com’è coraggiosa anche la Mescal.

Alla Mescal io vado a proporre in maniera convincente quest’idea, e loro alla fine dicono: ci dà comunque due dischi al prezzo di uno! Perché io ho registrato tutto al prezzo di uno… Quindi dicono: certo, ci toccherà fare due volte la promozione, però…

GUK: Quindi la Mescal non ti ha messo dei freni?

MP: No, perché credo che la mia concezione non facesse una piega, al di là di tutto… Perché mi devi dire di no? Ti trovi due dischi al prezzo di uno – e sul doppio anche loro non erano assolutamente d’accordo – e quindi m’hanno detto: proviamo a farla, questa operazione! Facciamo uscire due dischi a distanza di qualche mese! Anche perché – e questa secondo me è la questione cruciale – a questi livelli qua, dove le cose te le devi guadagnare veramente sudando, l’iter di un disco non dura più di sei mesi.

GUK: Cioè?

MP: Il primo mese fai tutta la promozione: stampa, radio, televisione (se ci sono)… questa fase non dura più di un mese; poi inizi, se va bene, la tournè che di solito dura tre mesi e mezzo, ma noi l’abbiamo condensata in 2 e mezzo – ed è stata una bella tourné. Poi si fanno le vacanze, e quando finiscono diventa frustrante per tutti dover insistere a dire: “fammi risuonare in quel luogo lì, fammi una promozione, etc…”, perché non ci sono soldi. I giornalisti ti dicono, ad esempio, “l’articolo già l’abbiamo fatto l’altra volta”, per cui in effetti l’iter di un disco è di sei mesi.

Quindi, perché nessuno sia scontento, fai un nuovo disco, e in tournè ci torni… e con pochi sforzi in più rifai lo stesso giro. Così sei molto presente nell’arco di un anno, soprattutto se tendi a diversificare le due cose: fai magari un disco in un certo modo, ed una tournè in un altro, in modo che sia il promoter, sia il giornalista, sia il singolo spettatore si trovino di fronte a materiale originale, qualcosa di nuovo per cui valga la pena di venire a sentirti.

GUK: Ma secondo te è possibile per un musicista riuscire a vivere senza essere iscritto alla SIAE, ossia solo con le date dei concerti e con la vendita dei cd?

MP: Be’, si se il livello è alto… Solo se si sta a certi livelli, altrimenti quel piccolo assegno semestrale che ti arriva dalla SIAE è una boccata di ossigeno… certo non ti cambia la vita, ma comunque ti può aiutare. Anche perché dall’altra parte non sei pagato abbastanza, sia per quanto riguarda i concerti che per quanto riguarda la promozione.. Per esempio, io sono venuto a fare un concerto qua alla FNAC gratis: loro mi pagano solo le spese di viaggio vitto e alloggio… Poi, in tutti i settori c’è un po’ di crisi, mancano i soldi e spesso anche la professionalità – anzi, a certi livelli manca soprattutto la professionalità.

Comunque, per me, la SIAE è una associazione a delinquere. A me fanno comodo quei soldi lì,  ma comunque credo siano dei delinquenti. Non meno della mafia o della camorra: perché a loro interessa solo chi ha i soldi. Ed un’altra cosa avvilente è che sembra di stare al catasto: ai dirigenti della SIAE l’unica cosa che interessa sono i numeri, e le loro direttive, non la tutela reale dell’autore. In più sono poco professionali, incompetenti, maleducati. Forse andrebbero messe al loro posto delle persone competenti che si interessino davvero di musica.


2 Comments on “intervista a marco parente su copyleft etc”

  1. 1 nto said at 12:28 pm on Febbraio 19th, 2007:

    “quel piccolo assegno semestrale che ti arriva dalla SIAE è una boccata di ossigeno certo non ti cambia la vita, ma comunque ti può aiutare”

    dopo aver detto questo

    “Comunque, per me, la SIAE è una associazione a delinquere. A me fanno comodo quei soldi lì, ma comunque credo siano dei delinquenti. Non meno della mafia o della camorra: perché a loro interessa solo chi ha i soldi. Ed un’altra cosa avvilente è che sembra di stare al catasto: ai dirigenti della SIAE l’unica cosa che interessa sono i numeri, e le loro direttive, non la tutela reale dell’autore. In più sono poco professionali, incompetenti, maleducati”

    è un po’ come comprare il fumo in piazza, comunque ti piace fumare e il fumo lo hanno i camorristi. non capisco bene cosa voleva dire…

  2. 2 s. said at 4:58 pm on Febbraio 21st, 2007:

    be’, penso intendesse dire che non ama l’istituzione SIAE e preferirebbe che non esistesse, ma che ne frattempo non può rinunciare a quel pochino di soldi che gli arrivano… forse eticamente non è proprio giustissimo, ma non la vedrei come nell’esempio che fai tu: pare più simile a quello che lavora da blockbuster o da mcdonald’s e dice: “mi fanno schifo, sono una camorra, sfruttano il mio lavoro e stanno dalla parte del mondo che voglio cambiare, ma nel frattempo quei soldi mi servono e/o mi aiutano…”
    insomma: è certo che dal punto di vista etico è forse meglio chi non si iscrive proprio, però io non sarei troppo rigido, soprattutto se poi ti dai comunque da fare per combattere certe concezioni e la tua adesione a quel meccanismo SIAE è solo strumentale… penso che entro certi limiti siano scelte personali su cui non mi sentirei troppo di giudicare (anche perchè penso sempre che quei soldi andrebbero comunque a finire nel grande buco nero della SIAE: non è meglio che me li mangio io allora?)…ovviamente questo è solo un mio, personale, punto di vistya.