we dance to all the wrong songs

nuove strategie delle case discografiche

Posted: Settembre 19th, 2008 | Author: | Filed under: news | Commenti disabilitati su nuove strategie delle case discografiche

pubblichiamo qui un articolo uscite su Repubblica di un paio di giorni fa.
peraltro si vede che è di Repubblica, perché noi avremmo detto le cose in un altro modo… come infatti il caso-metallica recentemente dimostra, perfino i più contrari alle nuove tecnologie stanno comprendendo che sulla rete si sono aperti nuovi spazi di profitto. imperativo dunque è farla finita con lo scambio gratuito. reprimendo chi diffonde gratuitamente mp3, creando canali di download a pagamento, sfruttando al massimo le nuove reti sociali, riempendole di pubblicità, reperendo dati degli utenti per cecrare di tarare sempre meglio l’offerta…
a chi, anche in ambiti non sospetti, non trova poi troppo malvagi questi sistemi, noi possiamo solo dire: è davvero questo che vogliamo? le potenzialità di scambio e comunicazione non sono forse avvilite e in fondo profondamente impedite con questi sistemi? il canale che ti mette in dialogo non altera e struttura diversamente i contenuti che vuoi portare? be’, segue articolo…

A fine settembre online il nuovo sito voluto da Murdoch e dalle major
tutta la musica sarà disponibile da ascoltare gratis grazie alla pubblicità

Su MySpace migliaia di canzoni
Il juke-box più grande del mondo

di ERNESTO ASSANTE

ROMA – Ascoltare la musica che vogliamo, quando vogliamo, gratuitamente. Avere a disposizione il jukebox più grande del mondo, con diversi milioni di canzoni tra le quali scegliere. Un sogno che sta per diventare realtà. Tra qualche settimana vedrà la luce MySpace Music, una joint venture che vede insieme la News Corp. di Rupert Murdoch e tre delle quattro grandi major musicali, la Warner, la SonyBmg e la Universal, che ha l’obbiettivo di diventare il principale sito musicale del mondo, un incredibile “jukebox stellare” nel quale entrare via Internet per poter ascoltare musica a richiesta (in “streaming”) e creare playlist senza dover pagare, come quando ascoltiamo la radio. Ma anche per scaricare musica, sia gratuitamente con il supporto di sponsor, sia a pagamento con una partnership con Amazon.

Quando il sito vedrà la luce, probabilmente prima della fine del mese, il suo catalogo conterrà diversi milioni di canzoni, non solo quelle delle major ma anche di moltissime etichette indipendenti che hanno aderito al progetto, gli utenti potranno creare playlist con centinaia di brani, e potranno scambiarsi liste di brani, massimo dieci, da far ascoltare ad altri. In aggiunta i diversi milioni di artisti e band emergenti che oggi hanno già una loro pagina su MySpace dove possono far ascoltare gratuitamente fino ad un massimo di sei brani, con il nuovo sistema potranno caricare il loro intero catalogo di canzoni e renderlo disponibile, magari guadagnando qualcosa con la pubblicità.

La musica sarà gratis, dunque, e a pagare saranno gli sponsor. Tra i primi ad aderire al progetto la Sony Pictures, McDonald’s e la Toyota Motors, che sovvenzioneranno download di brani, playlist e lettori di musica personali. La nuova azienda nasce con un investimento di 120 milioni di dollari che la News Corp ha deciso di fare per muovere alla conquista definitiva del mercato musicale, che ormai è destinato a essere sempre più on line e sempre meno nei negozi, come dimostrano le cifre della crisi del settore discografico e del successo di iTunes, che già oggi negli Stati Uniti vende più musica di qualsiasi altro negozio.

Del resto il nostro modo di ascoltare e di scoprire musica è ormai cambiato, è la rete ad essere il centro della comunicazione musicale, il luogo immateriale dove, spesso senza il filtro delle case discografiche, dei manager, gli artisti e il pubblico più giovane si incontrano, ma anche dove i vecchi appassionati possono trovare soddisfazioni che gli altri media ormai non concedono più. Per le case discografiche che si sono accorte del fenomeno con un ritardo imperdonabile, MySpace Music è un’ancora di salvataggio offerta da Rupert Murdoch per non essere spazzate via definitivamente, l’occasione per creare un nuovo mercato globale nel quale vendere la musica, ma anche il merchandising, le magliette, i dvd, i biglietti dei concerti, tutto quello che è legato alle star e che può consentire di risollevare le sorti dell’industria.

Nonostante già esistano servizi di “jukebox” come Last. fm e Imeem, le chiavi di volta sulle quali Murdoch e i discografici scommettono sono due, il successo dei “social network”, e la crescente richiesta di musica on line. Che il mix possa funzionare lo dimostra certamente il successo di iTunes, che vende milioni di canzoni al mese, ma soprattutto quello di MySpace: “MySpace ha sostituito i cinema, i centri commerciali, la piazza, la discoteca e i bar come il luogo deputato per incontrarsi”, scrive Janet Komblum su Usa Today, “essere un teenager, oggi, in America, significa far parte di questo network sociale”.

E’ la community, insomma, il vero motore del successo di MySpace, ed è anche l’oggetto della maggiore attenzione da parte di comunicatori e sociologi, proprio perché è stata scelta dai giovani, con straordinaria rapidità, come luogo d’elezione, come “agorà” generazionale. Ad aver avuto l’idea originaria, nel 2003, sono stati Tom Anderson e Chris DeWolfe, che hanno venduto MySpace nel luglio del 2005 alla News Corporation di Rupert Murdoch per 580 milioni di dollari.

(17 settembre 2008)


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